La fine dell’anno per Akamai si annuncia all’insegna del rinnovamento con un nuovo logo e pay off “Akamai Experience The Edge” che fa da apripista alle trasformazioni che investiranno tutte le aziende nel 2019.
“Oggi Akami detiene il network distribuito più grande al mondo, con circa 240 mila server attivi, da cui transita il 30% del traffico mondiale” esordisce Alessandro Livrea, Country Manager di Akamai in Italia. Sulla base di questo osservatorio privilegiato la società ha presentato quelli che a suo dire saranno i principali trend per il 2019.
Il primo dato che emerge è la crescita continua dei colli di bottiglia dovuti a video streaming, big data e continui aggiornamenti software: un fenomeno che riguarda più il core del network anziché l’ultimo miglio.
“L’edge ha avuto visibilità di recente ma sono tanti anni che Akamai lavora sull’Edge” spiega Nicola Ferioli, Solutions Engineer Senior Lead Akamai
Oggi lo streaming deve essere di qualità perché l’utente pagante si aspetta prestazioni elevate ed è un dato importantissimo se il futuro vede andare a passi spediti verso questa direzione con i grandi gruppi/networks che intendono spostare l’utenza mondiale (circa 2,5 miliardi di spettatori) in streaming. Il modello più classico di internet basato sul data center non può più funzionare e tutte le aziende dovranno adottare un modello ibrido dove tanto più ci si sposterà verso la periferia del cloud tanto più si avrà successo.
Quindi cambia la tecnologia, con l’affermarsi sempre più prepotente dell’edge computing, ovvero lo spostamento dell’analisi dei dati vicino a dove vengono prodotti, ma cambia soprattutto il modello di consumatore che vuole una costumer experience di livello che passa soprattutto attraverso il mobile (anche prima di recarsi nei negozi fisici), motivo per cui a risultare vincente sarà quell’azienda capace di regale una customer experience ottimale e rapida e che quindi richiede ancora una volta un modello di cloud di tipo edge.
Lo spostamento dal cloud centrale all’edge deve fare il conto anche con il fenomeno del multicloud e la necessità di proteggere i dati in maniera distribuita sul cloud. Un trend fortissimo sarà quindi quello di rendere tutti i tipi di cloud sicuri allo stesso modo. Alcune ricerche citate da Livrea sottolineano come chi non aderisce alle regolamentazioni relative alla sicurezza avrà il 100% di costi in più entro il 2021, per un totale di 1 miliardi di multe erogate sempre entro quella data dagli organi competenti.
La sicurezza diventa quindi un must irrinunciabile, soprattutto alla luce del fatto che gli attacchi informatici cambiano forma e diventano più poliedrici, aggressivi e sofisticati che mai.
“Diminuiscono gli attacchi DDoS ma crescono quel tipo di attacchi che cercano di non essere individuati o di essere individuati solo dopo molto tempo per sottrarre in maniera silenziosa i dati sensibili. E non è un caso, a questo proposito, che il 40% del traffico web oggi sia fatto da BOT, un trend che va sempre più in crescendo. Le macchine, mediante tecniche specifiche, cercano di rubare le informazioni degli utenti per poi utilizzarle su un network diverso (credential stuffing)”. Gli attaccanti si concentrano quindi su intelligenza artificiale e machine learning, motivi per cui anche le aziende che si trovano a difendersi di fronte a queste minacce dovranno investire sempre di più in sistemi anti BOT che siano perlomeno in grado di distingue se i bot siano malevoli o amichevoli.
In questo senso intelligenza artificiale e bot stanno cambiando radicalmente le dinamiche e questo trae ancora una volta vantaggio dall’edge, soprattutto per la sua capacità computazionale.