Che l’innovazione faccia sempre più spesso rima con condivisione è confermato dalla crescita di un colosso come Red Hat, che dal 1993 ha fatto del free software prima e dell’open source poi il suo marchio di fabbrica. Ma se l’azienda cresce è perché questa visione ha trovato terreno fertile anche presso tante realtà di grande, piccola e media dimensione, che hanno scelto le soluzioni di Red Hat per aprire le porte all’innovazione e restare al passo con il mercato
Numeri di un anno in crescita
Il fiscal year 2018 si è concluso per Red Hat all’insegna di un grande successo, attestandosi su un fatturato a 2,9 miliardi con una crescita del 21% rispetto all’anno precedente. Andando più in dettaglio il fatturato legato alle sottoscrizioni è stato di 2,6 miliardi di dollari, in aumento del 21% rispetto allo scorso anno, mentre il fatturato legato alle sottoscrizioni per l’intero anno rappresenta l’88% del fatturato complessivo. E’ interessante notare come crescano in maniera importante anche le tecnologie no Linux, le così dette emerging (in ambito sviluppo applicativo, cloud, storage, infrastructure as a service ecc), che hanno segnato un +42% rispetto allo scorso anno.
Una crescita organica, quindi, che ha investito sia il lato software che quello servizi e che ha alimentato anche una crescita strutturale che si traduce in un incremento nel numero dei dipendenti (sono 12.000 a livello worldwide), nel numero degli uffici (180) e nel peso sempre più preponderante che l’ecosistema di partner gioca all’interno di questo modello di business ben bilanciato, che ha portato il fatturato a crescere per il 64esimo trimestre consecutivo.
“Una nota anche sulle risorse finanziare di Red Hat – spiega Gianni Anguilletti, Regional Manager di Red Hat -, che ammontano a 12 miliardi di dollari e rappresentano la migliore garanzia che possediamo la forza finanziaria che il mercato si aspetta da noi per continuare a fare innovazione”.
“In questo scenario l’Italia occupa un ruolo di primo piano ed è una delle country dove Red Hat ha registrato la maggiore soddisfazione – prosegue Anguilletti -: si tratta infatti della prima country a livello europeo, che è il mercato più importante in termini numerici per Red Hat. La filiale italiana conta circa 150 dipendenti e, tra gli altri suoi successi, si può annoverare il rinnovo della convenzione stipulata con Consip per fornire tecnologia alla pubblica amministrazione”.
La ricetta del successo
Ma quali sono i motivi che hanno portato il colosso dell’open source ad una crescita così costante, organica e sostanziale?
“A questo proposito dobbiamo guardare lungo i due filoni sui quali ci muoviamo.
Da un lato dal punto di vista organizzativo abbiamo una strategia di go to market facile da implementare e che prevede un focus sulle aree del mercato a più alto potenziale e una verticalizzazione studiata, cui si sommano un personale ed un team forte e competente e anche una congiuntura economica che è stata più favorevole lo scorso anno”.
La verticalizzazione nel 2018 si è concentrata su Telco, FSI (Financial Services), Public Sectory e manifatturiero ed è stata completata anche da un processo di segmentazione che fa riferimento all’adozione di un approccio diversificato a seconda delle dimensioni della aziende (small e business enterprise, strategic and enterprises).
“Dall’altro lato le nostre linee di sviluppo strategico comprendono la completezza, l’apertura e la flessibilità.
Se vogliamo declinare questi concetti la completezza si traduce nel dare al cliente tutto ciò che è necessario per rendere l’infrastruttura tecnologica la più completa e funzionale possibile sul mercato (dal sistema operativo, allo storage, al cloud, all’integrazione applicativa, passando per l’automazione e l’API management). Questa completezza però non si traduce in rigidità, perché un altro pillar della nostra strategia è quello dell’apertura, ovvero la possibilità per il cliente di scegliere se adottare il nostro portfolio in toto o solo in alcune parti, ad esempio per preservare degli investimenti fatti in precedenza. Terzo pillar è quello della flessibilità (any application, any container, anytime, anywhere) che consiste nell’implementazione di un open hybrid cloud sfruttabile a seconda delle esigenze del cliente, che possono essere ovviamente mutevoli nel ciclo di vita della sua operatività”.
La strategia Red Hat quindi segue queste linee di sviluppo ma la crescita organica della società è anche dovuta a un piano ben preciso di acquisizioni (tre solo lo scorso anno – Codenvy, Permabit e CoreOS).
Novità tecnologiche e strategia di prodotto
Accanto a un business model ben bilanciato e a una strategia chiara la parte del leone è ovviamente giocata dalla tecnologia, che continua ad innovarsi per rispondere al meglio alle richieste di un mercato in continua evoluzione.
I principali rilasci tecnologici hanno visto il lancio della versione 3.7 di Red Hat Open Shift Container Platform e una integrazione con AWS. Si è poi assistito al rilascio della versione 12 di OpenStack e a numerosi investimenti in ambito SAP, anche alla luce del fatto che la multinazionale tedesca ha dichiarato che entro il 2023 le sue soluzioni gireranno solo su due sistemi operativi, tra cui appunto Red Hat Enterprise Linux. Altri rilasci hanno riguardato Red Hat Cloud Suite e Red Hat Ansible.
Per la parte storage sono stati rilasciati Cloud-Native Storage 3.7 e Red Hat Ceph Storage 3.
“Il tutto va a comporre una strategia di prodotto particolare che posa su tre pilastri: un’hybrid cloud infrastructure, soluzioni per lo sviluppo e messa in esercizio di applicazioni cloud native e non ed il management e l’automation. Una strategia dove però Red Hat Enterprise Linux resta sempre protagonista, rappresentando il cuore pulsante di tutte le altre proposizioni”.
Un mercato favorevole e qualche caso di successo
Tecnologie e soluzioni hanno trovato terreno fertile in un mercato particolarmente fecondo perché ci troviamo in una fase dove la trasformazione digitale impone a tutte le aziende di diventare delle software company. Cresce così l’esigenza di consumo di software e tecnologie che impone alle aziende di porre attenzione all’innovazione.
Tra le aziende che in Italia prima di altre hanno compreso la portata di questa trasformazione troviamo nomi importanti come Magneti Marelli, che per il settore automotive ha realizzato un proprio cloud interno per il rilascio delle risorse computazionali ai suoi utenti che sviluppano software da mettere a bordo delle autovetture. Sogei, azienda informatica del Ministero delle Finanze, invece ha messo in cantiere il progetto Cloudify, in via di realizzazione con tecnologie Red Hat, mentre Vodafone Automotive ha scelto Red Hat OpenShift.
Uno dei casi di maggior successo è però quello di Fastweb che da fornitore di telefonia si è trasformato in un cloud provider a tutti gli effetti.