[section_title title=Open source, un vero cambiamento o una semplice chimera? – Parte 1]
A cura di Angelo Paglialonga – Consulente Crm ad alto Roi – e Marcello Paglialonga
Quante volte ne hai sentito parlare tra le diverse categorie imprenditoriali, o letto su internet e sui giornali.
L’ open source è entrata nell’Olimpo della tecnologia, un cambiamento verso un nuovo modo di pensare e di fare impresa e nuove regole di mercato.
Con l’avvento dell’open source si rafforza l’idea di squadra, l’idea che insieme soluzioni e traguardi si raggiungono in maniera rapida e con meno fatica.
Il vento del cambiamento ha spalancato le porte della diffidenza, della paura di cambiare, della crisi.
Nata da un intuizione di..
Richard Stallman è colui il quale ha avuto la brillante di idea di fondare, intorno agli anni ’80 la Free Software Foundation, un’organizzazione no-profit creatasi con l’unico scopo di sviluppare e divulgare il software libero nel mondo.
Il padre fondatore voleva dimostrare che l’idea del software proprietario fosse ormai obsoleta, mentre l’open source promuoveva la forza del gruppo, velocizzava e migliorava ogni aspetto, con l’obiettivo di ridurre finalmente i costi e facendo risparmiare tempo utile da investire in altro modo.
L’open source è un termine che indica un “codice aperto”, utilizzato per indicare un software in cui i detentori dei diritti ridistribuiscono liberamente il software, rendendo pubblico il codice sorgente. I detentori dei diritti rendono pubblico quindi il codice sorgente e nel mondo si è diffuso a macchia d’olio nelle diverse e ramificate realtà digitali.
La diffidenza e i dubbi del codice condiviso
La diffidenza e i dubbi dopo l’avvento dell’open source solcavano le menti dei professionisti.
Dopo tutto, era stato investito tempo, denaro, e idee per creare e migliorare il software.
E’ stato al centro di molte discussioni, ma i risultati ottenuti nel tempo hanno dato ragione a chi credeva in questa nuova tecnologia.
I software sono migliorati nel tempo in maniera drastica, grazie ai forum e agli utenti che consigliavano modifiche, azzeravano la possibilità di eventuali errori, apportando notevoli migliorie
Secondo il report annuale “The future of open source”, il 2015 viene catalogato come l’anno in cui l’open source sconfigge letteralmente tutti coloro i quali mostravano ancora diffidenza.
In base ad un indagine svolta su un campione di 1300 imprenditori, si evince come il 78% delle imprese stiano lavorando a progetti targati open source, percentuale raddoppiata dal 2010 ad oggi.
Un milione di progetti open source, cento miliardi di righe di codice, e oltre dieci milioni di persone che contribuiscono a farlo crescere. Incredibile ma vero.
Secondo Gartner Group la nuova tecnologia open source sarà addirittura implementato nell’85% di tutti i software commerciali nel 2015.
La coesione aumenta la probabilità di successo?
L’open source è stata una delle sfide informatiche e non solo più avvincenti, uno slogan di coesione e collaborazione tra sconosciuti, un raggio di sole, all’interno di una società che troppe volte mette in luce l’individualità e non il gruppo.
Ebbene questa nuova ottica aziendale ha portato un aumento delle probabilità di successo.
Innescando una “rivoluzione” nel nuovo secolo in ogni ambito aziendale, con evidenti risultati in termini di ricavi, riduzione dei costi, produttività e quant altro.
Al di là delle colonne d’Ercole di un mondo conosciuto
Le colonne d’Ercole, un tempo indicavano l’estremo limite del mondo conosciuto.
Catapultando questo concetto nella nostra era, l’open source può essere ritenuto il mezzo che ha permesso all’informatica di andare oltre quel mondo conosciuto.
Il software open source è diventata una nuova rotta dell’ economia moderna.
Una certezza per il futuro, oltre ogni immaginazione.
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