Impegnata già da qualche tempo in un percorso di digital transformation per diventare una customer-centred organization, NAOS, multinazionale dello skincare attiva in 100 paesi, ha chiesto ulteriore supporto del team Innovation di Connexia.
All’elaborazione di un percorso articolato di data strategy, envisioning e trasformazione della cultura organizzativa, NAOS ha, infatti, aggiunto l’esplorazione degli approcci propri della Open Innovation.
A supporto della scelta strategica di NAOS interviene il gruppo Innovation di Connexia, guidato dal Chief Innovation Officer Italo Marconi e coadiuvato dal Client Director Roberta Croce, inaugurando una stretta collaborazione con Chiara Eleonora De Marco del Garwood Center for Corporate Innovation dell’Università di Berkeley, ateneo in cui è nato, grazie agli studi di Henry Chesbrough, il concetto di «innovazione aperta».
Contrariamente a quanto previsto dal processo classico di innovazione e sviluppo di nuovi prodotti e sistemi produttivi organizzati, l’Open Innovation parte dal presupposto che le idee – per nuovi prodotti, servizi o modelli di business – possano provenire dall’interno come anche dall’esterno di ciascuna organizzazione.
Secondo quanto teorizzato da Henry Chesbrough: “L’Innovazione Aperta è un paradigma che afferma che le imprese possono e debbono fare ricorso a idee esterne, così come a quelle interne, ed accedere con percorsi interni ed esterni ai mercati, se vogliono progredire nelle loro competenze tecnologiche”.
L’innovazione aperta è, dunque, un processo di innovazione distribuito basato su flussi che, se opportunamente indirizzato e gestito, valica i confini delle organizzazioni, avvalendosi di meccanismi pecuniari e non pecuniari, in linea con il modello di business dell’organizzazione stessa.
Secondo le culture improntate alla Open Innovation, esistono persone e soggetti “smart” anche al di fuori dell’azienda, dai quali quest’ultima può trarre vantaggio. Lo stesso può avvenire anche con attività di ricerca e sviluppo originate da individui, centri di ricerca o startup, sempre esterni all’organizzazione aziendale.
Il valore per l’azienda può, dunque, essere generato dai dipendenti, ma anche da aziende di altri settori, e persino dai competitor.
L’approccio all’innovazione di Connexia
Come riferito in una nota ufficiale da Italo Marconi, Chief Innovation Officer di Connexia: «La Open Innovation, approccio di cui Procter & Gamble è stata una dei pionieri, rappresenta un metodo sempre più diffuso anche in Italia. Si pensi, per esempio, all’inedita “innovability” coniata da Enel, che colloca questi processi nell’alveo dei concetti di innovation e sustainability. Connexia sta interpretando la Open Innovation con particolare e originale attenzione all’innovazione dei modelli di business, dei modelli di servizio, delle tecnologie e delle modalità di relazione con i consumatori e con i dipendenti dell’azienda».
Il gruppo di lavoro interdisciplinare dell’agenzia, costituito da esperti di business, di design e di tecnologia, opera con il top management del cliente per analizzare l’attuale propensione di NAOS all’innovazione aperta e definire un toolbox di azioni concrete necessarie a determinare il cambiamento dell’organizzazione.
Per Denis Balbo, Regional Head of Digital Brand Strategy di NAOS: «La ricerca e la cultura che si sviluppano esclusivamente all’interno dei confini dell’azienda non sono più sufficienti per creare valore. Grazie alla rete, conoscenza e innovazione viaggiano a una velocità sempre maggiore. Anche e soprattutto per questo motivo diventa fondamentale, all’interno di un percorso di trasformazione e con un importante focus sull’evoluzione della cultura delle persone e dell’organizzazione, aprire e aprirsi a nuovi modelli, che consentano un più rapido accesso alle informazioni e all’evoluzione che il mercato propone».