Il programma di sorveglianza telefonica portato avanti dall’Nsa è incostituzionale. Lo ha sentenziato il giudice federale Richard Leon dopo la causa intentata contro la National Security Agency da Larry Klayman, avvocato conservatore, e Charles Strano, padre di un ex crittografo dell’Nsa deceduto nel 2011 in Afghanistan.
L’attività di spionaggio condotta su larga scala è in piena violazione del IV emendamento della Costituzione statunitense. James Madison, uno dei padri fondatori di quest’ultima, “sarebbe inorridito da queste pratiche del governo”, ha affermato Leon.
A quanto pare la lotta al terrorismo non giustifica l’instaurazione di uno scenario “orwelliano”, come lo ha definito il giudice stesso con chiaro riferimento all’opera 1984. A maggior ragione se quest’ultimo risulta infruttuoso: “Ho dei dubbi significativi circa l’efficacia del programma di raccolta dei metadati come mezzo per condurre indagini su casi probabili o presunti tali che comportino un pericolo imminente di attacchi terroristici – ha dichiarato Richard Leon –. Il governo non cita neanche un singolo caso in cui l’analisi dei dati della Nsa abbia fermato un attacco imminente”.
Rincarando la dose il giudice federale ha affermato: “Non riuscirei a immaginare una invasione più indiscriminata e arbitraria di quella messa in atto dall’Nsa. Non posso andare oltre i limiti dei miei poteri, ma certo posso dire che se in futuro altri presenteranno una denuncia per chiedere provvedimenti contro chi ha violato la loro privacy io mi schiererò senza dubbi con i querelanti”.
Parole pesanti, dunque, contro l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti. Di certo, però, non inaspettate dato che riguardano un Paese che attraverso la sua Costituzione vieta irragionevoli arresti, perquisizioni e sequestri che non siano supportati da un regolare mandato.