Hacker russi collegabili al governo di Mosca hanno preso di mira i sistemi dei server italiani del Ministero degli Esteri e della Difesa per carpire quante più informazioni possibili sulla Nato.
Spirano quindi venti di Guerra Fredda tra le potenze occidentali e la Russia, che punta a riacquistare un ruolo sempre più predominante nello scacchiere internazionale.
L’attacco ai nostri danni sarebbe avvenuto nel periodo che va dall’ottobre del 2014 al maggio del 2015, quando un flusso continuo di notizie riservate è stato dirottato sui server dei cyber pirati russi, un gruppo di hacker che si fa chiamare con la sigla Apt28, dietro i quali, secondo attendibili ricostruzioni di intelligence, ci sarebbe direttamente il Cremlino.
Sulla vicenda indaga la procura di Roma, che ha aperto un’inchiesta ipotizzando il reato di spionaggio internazionale.
“Nessun dato sensibile è stato compromesso” rassicura in una nota lo Stato Maggiore della Difesa, che ha poi specificato che “l’attacco ha interessato solo alcuni sistemi non classificati, aperti ad internet, su cui non vengono gestite informazioni sensibili. I sistemi protetti, contenenti informazioni riservate, non sono stati coinvolti dalla minaccia”.
Secondo quanto è stato possibile ricostruire fino ad oggi l’aggressione è solo una parte di un più ampio piano che coinvolge Francia, Belgio, Lussemburgo e altri paesi occidentali e che ha come obiettivo la Nato. Tra le informazioni rubate: un cablo tra la Casa Bianca e gli alleati europei sulla base americana di Souda Bay a Creta.