L’End User Computing è un hype? O è un fenomeno destinato a incidere sulla vita di tutte le organizzazioni? E quindi sulla nostra?
Una nuovissima survey realizzata da NextValue in collaborazione con CIONET Italia sembra propendere per la seconda di queste ipotesi: l’EUC è decisamente un fenomeno che fa parte di un processo di trasformazione di tutto l’ambiente di lavoro, spinto da forze esterne, e per questo inevitabile. Sono cambiamenti come la consumerizzazione e la mobilità ad avere decretato la nascita di questo nuovo approccio alla gestione dei sistemi informativi aziendali e sono loro che ne decreteranno anche la progressiva affermazione.
L’indagine svolta da NextValue, presentata a Milano da Alfredo Gatti, Managing Partner della società, ha coinvolto un panel di 104 persone, tra CIO e direttori IT di aziende di varie aree del mercato, esclusa la pubblica amministrazione.
Il 55% del campione sembra essere convinto che il 2014 sarà l’anno dell’EUC e alla domanda sul perché questo approccio dovrebbe essere adottato in azienda il 78% ha risposto facendo riferimento al fenomeno della mobility: l’accesso ad applicazioni e dati aziendali con tablet e smartphone diventa, infatti, sempre più un’esigenza irrinunciabile, anche se in realtà il BYOD (Bring Your Own Device) non sembra essere una priorità, tanto che nel 2013 il 33% delle aziende non lo prevedono ancora ed addirittura il 12% del campione non vuole neanche rispondere. A fronte di questa percentuale che non sembra vedere di buon occhio il fatto di utilizzare il proprio dispositivo personale a fini lavorativi, tuttavia nel 2014 il 38% degli intervistati afferma che si propone di adottare questo tipo di approccio.
L’indagine: qualche dato
Focalizzandoci maggiormente sul fenomeno dell’EUC il 25% non prevede di sviluppare iniziative, mentre il 66% dichiara di portare avanti progetti pilota ed il 9%, invece, sta pensando ad una versione estesa. Gli ambiti interessati sono per il 50% l’It e/o altre divisioni, per il 37% il solo It e un incoraggiante 13% parte già con l’idea di introdurlo in tutta l’azienda.
Per quanto riguarda la quota in investimenti in EUC sul budget esterno vede una componente molto forte del 62% nel 2014 e del 64% nel 2013 di aziende che non spendono niente, a fronte di un 7% di aziende nel 2013 e di un 15% nel 2014 che destinano una quota fino al 15% di investimento.
Relativamente alle voci di spesa del budget IT interessate il 29% del campione prevede di investire in innovazione, cioè in nuovi progetti; il 32% nella trasformazione dell’esistente; il 13% in un adeguamento tecnologico – aggiornamento e solo il 16% nella gestione dell’esistente. Complessivamente, inoltre, il valore dei progetti aumenta, nel senso che quest’anno sono previsti maggiori investimenti.
Ma quali sono le tecnologie EUC più utilizzate in azienda?
E’ sorprendente, a prima vista, notare come quelle più conosciute e utilizzate, come la virtual desktop infrastructure e l’application virtualization, subiscono una lieve flessione nel programma di quest’anno, ma solo perché già presenti in azienda. Un dato interessante è che il 60% nel 2013 e il 57% nel 2014 stanno scegliendo l’MDM Enterprise Mobile Management. Molto rilevante anche il fatto che si passa da un 33% nel 2013 ad un 64% nel 2014 di aziende che scelgono l’Enterprise File Sync & Share, a dimostrazione che c’è sempre un maggiore interesse ad abbandonare DropBox in favore di soluzioni Enterprise.
Un’altra area in forte espansione è quella dello sviluppo di applicazioni mobile, che cresce dal 46% del 2013 al 65% di quest’anno, ed è in cima alla liste delle priorità per il 2014 per il 46% delle aziende.
Dall’indagine è emerso che un ruolo fondamentale per la spinta all’adozione e allo sviluppo di progetti di EUC dovrebbe venire dal CIO o direttore IT.
Requisiti, ostacoli, minacce, opportunità: quale sarà il futuro dell’EUC?
Prendendo in esame i requisiti e le competenze per un progetto di EUC i fattori abilitanti sono stati individuati per il 79% del campione in un’analisi delle esigenze di ciascuna categoria di utente per adottare la soluzione più indicata e per il 53% nel mantenere in modo proattivo la user experience ed il grado di accettazione degli utenti.
I maggiori ostacoli sono individuati dal 51% dei rispondenti nella resistenza delle B.U o dell’utente al cambiamento, dal 46% nella mancata comprensione di specifiche esigenze degli utenti e da un altro 46% nell’allocazione di un numero di risorse insufficienti per il progetto.
La maggiore minaccia al progetto è invece la complessità, intesa come maggiore complessità dell’infrastruttura e la presenza di più soluzioni da gestire, seguita da una più elevata esposizione ai rischi delle informazioni aziendali.
La più grande opportunità sta, invece, nel motivare il nostro utente affinché aumenti la sua produttività e nell’aumentare l’agilità e la velocità nel dotare gli utenti di strumenti di lavoro adeguati alle nuove esigenze.
Dalla ricerca, inoltre, emerge chiaro e tondo che per sviluppare un programma di EUC bisogna partire dall’analisi delle reali necessità degli utenti (88%). Sono queste a dover essere sfruttate per incrementare la produttività.
Solo una percentuale esigua di aziende (28%) ritiene di disporre del capitale umano e delle competenze sufficienti per sviluppare autonomamente un progetto di EUC, così il 76% del campione è favorevole al ricorso a consulenti esterni.
Cosa emerge, in definitiva, dalla ricerca? Che l’End User Computing è ormai un obiettivo strategico per le aziende, che richiede un approccio olistico a tutto tondo ed un vero e proprio programma dettagliato e preciso.