L’Iran colpisce ancora e anche l’Italia pare essere nel novero delle nazioni che sono state coinvolte in una campagna hacker condotta da persone vicine al governo di Teheran che ha coinvolto almeno 176 università con sede in 21 Paesi.
Nove di questi hacker sono stati incriminati da un gran jury del distretto Sud di New York. Si tratti di soggetti tutti legati al Mabna Institute che dal 2013 avrebbero rubato ricerche e dati violando i sistemi di 144 università americane, di altri 176 atenei di 21 Stati (sono stati presi di mira oltre 100mila docenti in tutto il mondo e violati circa 8mila account email associabili a figure accademiche), compresa l’Italia, di 47 compagnie americane e straniere.
Tra le vittime anche Onu, Unicef, Dipartimento del lavoro degli Stati Uniti, lo stato dell’Indiana, quello delle Hawaii e la Commissione federale per la regolamentazione dell’energia. Pare che le informazioni ottenute sarebbero poi state rivendute o date alla Guardia Rivoluzionaria.
In totale, gli hacker avrebbero sottratto più di 31 terabyte di materiale ai college, alle società private, alle agenzie governative e alle Ong. Stando alle valutazioni diffuse, le ricerche, invece, avrebbero comportato per le università Usa costi stimati in 3,4 miliardi di dollari.
La risposta del dipartimento americano del Tesoro non è tardata ad arrivare: sono state annunciate 11 sanzioni contro 11 soggetti, 10 cittadini e un’azienda iraniana.
Fonte: Cyberaffairs