Proteggere i dati, ovunque risiedano, è una priorità. Lo è oggi e lo sarà sicuramente anche in futuro. Tuttavia, con la crescente adozione del cloud computing, le preoccupazioni legate alla sicurezza delle informazioni restano costanti. Cosa succederà tra cloud e sicurezza nel 2020? Commvault offre alcuni spunti sul panorama delle potenziali minacce che potrebbero emergere nei prossimi mesi.
Attacco Zero Day rivolto alle aziende cloud: potrebbe avvenire il primo attacco exploit Zero Day che utilizza malware pericoloso con un impatto significativo. Saranno colpiti i provider di cloud pubblico, con un potenziale effetto a catena su chi si affida a loro.
Guerra dei prezzi del cloud pubblico: ci sarà un contraccolpo sul costo dei servizi di cloud pubblico, con un lieve, ma significativo rallentamento della sua crescita. Questo si rifletterà in una riduzione dei prezzi proposti dalle aziende, l’introduzione di più servizi sul mercato, con i grandi player che effettueranno acquisizioni per essere ancora più competitivi. Questa guerra dei prezzi è già in corso, ma si intensificherà nel corso del prossimo anno.
L’adozione multicloud aumenterà la richiesta di capacità differenti di protezione dei dati: le aziende adottano il cloud in base alle singole esigenze, quindi vedremo l’aumento della necessità di una protezione veloce e flessibile, in grado di salvaguardare molteplici workload di dati, con piattaforme che possano ospitare una vasta gamma di opzioni cloud, tra cui Platform as a Service (PaaS), container e database come Microsoft SQL Server, MySQL, PostgreSQL, Splunk, SAP HANA e Oracle.
La corsa al data center cloud favorirà la migrazione dei dati da, verso e tra cloud differenti: i vendor cloud stanno ampliando la disponibilità dei propri data center regionali. Ci sono al momento 54 aree coperte da Microsoft Azure, 22 Amazon Web Services (AWS) e 20 Google Cloud Platftorm. Oracle Cloud ha annunciato di voler raggiungere l’obiettivo di 36 aree disponibili entro il 2020, ciò significa che i suoi clienti avranno una nuova disponibilità geografica ogni 23 giorni. Questo garantirà maggiori opzioni di scelta per supportare uffici, call center e aziende nel mondo con cloud specifici, situati vicino alle differenti sedi. Tuttavia, saranno necessarie anche soluzioni di protezione che garantiscano ai team IT globali visibilità sui dati e sulla loro gestione, in base anche alle singole normative applicate.
I disastri climatici naturali richiederanno maggiore prontezza di ripristino: il costante surriscaldamento globale sta causando un incremento di fenomeni naturali disastrosi, come gli incendi in California, l’acqua alta a Venezia e la siccità in Africa. Da ciò che stiamo vivendo, si evince che il clima sta diventando sempre meno prevedibile ma più pericoloso, per persone e aziende. Questo significa che le imprese devono essere pronte, pronte a riprendersi da un’alluvione, a trasferire i backup delle applicazioni fondamentali su un cloud situato in un’altra area, pronte a interruzioni di elettricità improvvise che richiederanno di mettere in atto il piano di disaster recovery.