La Corea del Nord smentisce il suo passato configurandosi sempre di più come una cyber potenza a livello mondiale. Il New York Times infatti ha affermato che il regime di Pyongyang dispone ora di oltre 6mila hacker che ogni giorno potenziano le loro abilità e che lavorano per infiltrarsi nei sistemi informatici stranieri.
La chiave del loro successo sarebbe la loro fallibilità: mediante un meccanismo di prove ed errori gli hacker nord coreani stanno intensificando la loro forza di attacco. Si pesi a quello che accadde nel 2016, quando i pirati informatici al soldo di Kim Jong-un avevano tentato di rubare un miliardo di dollari entrando nei computer della Federal Reserve di New York andando incontro però ad un errore che si era rivelato fatale, che comunque non gli aveva impedito di rubare 81 milioni di dollari.
Un programma hacker che, tra l’altro, finora è ancora stato sottovalutato dalle altre potenze mondiali e che si basa sull’affiliazione di hacker che risiedono fuori dai confini nord coreani. Tra i loro colpi messi a segno, forse il più clamoroso fu quello ai danni di Sony, che fu presa di mire per fermare l’uscita di un film che prendeva in giro il leader nordcoreano.