Dopo anni di strategia della negazione, che hanno portato a tensioni e conflitti tra Pechino e Washington, finalmente la Cina ha ammesso formalmente che le sue forze militari e di intelligence contano su nutrite squadre di hacker specializzate nel portare avanti attacchi sulle reti informatiche.
Dopo che già diverse indagini condotte dai Paesi occidentali, e dagli Stati Uniti in particolare, hanno puntato il dito contro le armate di pirati informatici al servizio di Pechino, ora arriva l’ammissione chiara e pulita da parte dei cinesi.
Il cyber esercito cinese non è una struttura improvvisata: sono tre le tipologie di forze messe in campo per la guerra cibernetica.
Troviamo innanzitutto le forze militari specializzate per la guerra sulle reti It, unità militari operative impiegate per condurre attacchi sulle reti altrui e difendere le reti nazionali; seguite da una seconda unità costituita da squadre di specialisti di enti non militari (come il ministero cinese della Sicurezza di Stato) che sono autorizzati dai militari a condurre azioni di guerra sulle reti, mentre la terza divisione nasce da entità esterne al governo che possono essere organizzate e mobilitate per operazioi di guerra sulle reti.
A queste unità si aggiunge l’unità di hacking nota come Axicom, collegata ad intrusioni contro aziende della Fortune 500, giornalisiti e gruppi per la difesa della democrazia. Non va trascurato, infine, il fatto, che il governo di Pechino può pagare singoli hacker della società civile per condurre specifiche azioni.