Abbiamo già sottolineato più volte come il governo italiano paia sottovalutare la questione della cyber sicurezza, relegandola in fondo alla lista delle sue priorità.
Le ultime dichiarazioni in materia di sicurezza cibernetica arrivano dall’ammiraglio di divisione Ruggiero Di Biase, capo del VI reparto dello Stato maggiore della Difesa, che in audizione davanti alla commissione Difesa di Montecitorio ha sollevato la questione affermando che “L’Italia non ha ancora raggiunto una piena capacità difensiva cibernetica”.
E’ per questo che dopo una prima fase della Cyber defence capability, che messo in campo 7 milioni di euro per raggiungere i requisiti minimi per raggiungere una capacità sufficiente di cyber defense, ora parte la fase due, che prevede una spesa di 14 milioni dal 2016 al 2018 per “consolidare le capacità acquisite e continuare riuscendo anche a potenziare e adeguare tecnologicamente lo strumento acquisto”. Una necessità che preme visto che “la minaccia cibernetica diventa sempre più persistente, sofisticata e complessa”.
Parte della spesa, sottolinea Di Biase, sarà utilizzata per “investire sugli organici, sia in termini quantitativi che qualitativi, con percorsi di formazione del personale sia militare che civile”.