Quali sono i fattori di rischio che oggi le aziende si trovano ad affrontare? I manager sono pronti a sostenere il cambiamento? A queste domande risponde BDO, tra le principali organizzazioni internazionali di servizi alle imprese, nella sua indagine Global Risk Landscape 2024, svolta su un campione di 500 C-level in tutto il mondo per indagare lo sviluppo della percezione dei fattori di rischio per le aziende a livello globale.
La ricerca ha messo in evidenza che, secondo l’84% degli intervistati, le diverse situazioni di crisi definiscono il panorama globale dei rischi più che in qualsiasi altro momento della storia recente. Il 60% dei manager, inoltre, afferma che la velocità di evoluzione dei rischi sta aumentando progressivamente: le imprese sono quindi sempre più sotto pressione perché incontrano crescenti difficoltà nel tenere il passo di queste rapide trasformazioni.
Emergono nuovi fattori di rischio
Lo studio sui fattori di rischio ha evidenziato un notevole cambiamento dei fattori di rischio per i quali i manager si sentono impreparati. Rispetto a un anno fa, i rischi legati all’adattamento ai nuovi requisiti normativi è salito di più di dieci posizioni conquistando il primo posto e sono ritenuti la preoccupazione principale dal 37% degli intervistati (nel 2023 la quota era solo del 7%): questa crescita è con ogni probabilità dovuta al fatto che gli sviluppi nell’uso dell’Intelligenza Artificiale (IA), i processi di digitalizzazione e i requisiti nelle aree ESG hanno tutti una componente regolatoria, che prevede potenziali sanzioni finanziarie onerose in caso di non conformità.
Al secondo posto si piazzano i fattori di rischio legati alle interruzioni della catena di approvvigionamento, indicati dal 31% del campione, anche in conseguenza dei frequenti attacchi alle navi mercantili da parte dei ribelli yemeniti nel Golfo di Aden. Al terzo posto si trovano invece i rischi derivati dalle tensioni geopolitiche, come quelli legati alla guerra in Ucraina e al conflitto in Medio Oriente, evidenziati dal 26% dei C-level. Seguono le difficoltà della ripresa economica, segnalate dal 26% degli intervistati e i rischi derivati dagli attacchi informatici (24%), che scendono al quinto posto dal secondo del 2023, mentre in sesta posizione si trovano i rischi legati agli sviluppi tecnologici, indicati dal 23% del campione rispetto al 4% del 2023. In discesa le preoccupazioni legate alla protezione dell’ambiente, che quest’anno si piazzano al nono posto, menzionati dal 15% degli intervistati, rispetto al 38% dello scorso anno.
Guardare al rischio come ad un vantaggio competitivo
Alla luce della veloce evoluzione dei fattori di rischio a livello globale, il Global Risk Landscape ha messo in luce l’importanza per le imprese di adottare un atteggiamento “antifragile”, tipico di quelle organizzazioni che non solo sono resilienti, ma migliorano effettivamente quando esposti allo stress, trasformando il rischio in un vantaggio competitivo. Anche se quasi la metà del campione considera già le proprie aziende come antifragili (ben il 49% dei manager ha infatti descritto le proprie organizzazioni come “molto” o “in qualche modo” antifragili), la ricerca ha mostrato che solo il 7% dei dirigenti ha dichiarato che le loro imprese sono “aperte al rischio”, e il 19% ha affermato di essere proattivo nella gestione dei rischi. Inoltre, poche organizzazioni possiedono le strutture necessarie per sostenere un approccio antifragile al rischio: solamente il 26% degli intervistati, infatti, ha dichiarato di prevedere una decentralizzazione delle decisioni e delle responsabilità.
Gestire il rischio con l’Intelligenza Artificiale
Infine, lo studio sui fattori di rischio ha rivelato che la percentuale di dirigenti aziendali che vedono l’evoluzione della tecnologia dell’Intelligenza Artificiale come un’opportunità per le loro organizzazioni è scesa al 59% dal 83% nel 2023, con una diminuzione del 24%. Inoltre, solo un terzo delle organizzazioni afferma di utilizzare l’IA per la gestione del rischio. Nonostante questo, i manager intervistati riconoscono all’IA un enorme potenziale: infatti, mentre solo un terzo del campione ha dichiarato di utilizzare l’IA nella funzione aziendale di controllo dei rischi, ben l’88% di coloro che non la stanno ancora utilizzando ha detto di considerare la sua adozione in futuro.
Fattori di rischio: focus sull’Europa
Il focus sui manager europei conferma i fattori di rischio legati ai cambiamenti normativi come la preoccupazione maggiore per le aziende del continente: sono infatti indicati dal 37% degli intervistati rispetto al 13% del 2023. Questo può essere spiegato dai numerosi interventi legislativi introdotti in Europa, relativi alle norme sulla privacy dei dati e all’Intelligenza Artificiale, che sono destinati a impattare in modo importante sull’attività delle imprese. Inoltre, anche l’incertezza in ambito politico – sia a livello europeo, con le recenti elezioni, sia legata alle prossime elezioni negli USA – sta contribuendo ad aumentare i fattori di rischio.
Questo contesto sta spingendo molti dirigenti europei a passare da una gestione dei rischi a lungo termine a una più a breve termine, riducendo significativamente la loro propensione al rischio. Il numero di aziende europee che si definiscono “aperte al rischio” è infatti sceso dal 18% dello scorso anno all’8% e la quota di manager europei che ha descritto le proprie organizzazioni come proattive nella gestione del rischio è scesa al 58% dal 70% del 2023. Questo indica che i dirigenti europei evidenziano un approccio molto più avverso al rischio, in quanto stanno ancora cercando di superare completamente le precedenti crisi, ma, così facendo, rischiano anche di perdere opportunità di crescita e sviluppo per le aziende, una volta che il contesto globale si avvierà verso un miglioramento.
Dichiarazioni
“All’interno della situazione globale in cui le aziende si trovano attualmente ad operare, occorre che siano consapevoli dei rischi che affrontano, ma anche abbastanza agili da rispondere ad essi in modo tale da far sviluppare la loro attività. In un periodo storico di cambiamento costante, devono saper sfruttare il rischio per essere in grado di creare un vantaggio competitivo, se vogliono evitare di rimanere ferme,” commenta Stefano Minini, Partner risk & advisory services di BDO Italia. “In altre parole, devono considerare il rischio non come una minaccia, ma come un’opportunità. Per adottare questo approccio antifragile, le aziende devono essere in grado di adattarsi velocemente e anticipare le sfide che si trovano ad affrontare nel loro percorso di crescita, in modo da riuscire a sfruttare al meglio anche le opportunità offerte dai mercati globali e dalle innovazioni tecnologiche”.
“È importante notare che i cambiamenti normativi portano con sé anche un aumento dei costi per le aziende, che spesso devono gestire l’integrazione di molteplici nuove normative contemporaneamente”, sottolinea Renato Marro, partner Advisory Risk & Compliance di BDO Italia. “L’adattamento alle nuove regolamentazioni, inoltre, pone significative sfide alle imprese europee anche dal punto di vista dei tempi di implementazione che, come nel caso dei requisiti ESG e probabilmente dell’intelligenza artificiale, risultano essere molto stretti e comportano quindi un ripensamento molto rapido dell’organizzazione e dei processi aziendali”.