Si è conclusa, nei giorni scorsi, la quinta edizione di GoBeyond, il primo e unico evento in Italia dell’ecosistema IT. Il tema centrale dell’evento è stato l’evoluzione del ruolo del CIO. L’introduzione di ChatGPT ha segnato un punto di svolta, rendendo l’intelligenza artificiale accessibile a tutti e trasformando radicalmente il processo di innovazione: se un tempo il cambiamento era guidato dall’alto, oggi è l’end-user a dettare il ritmo, portando nuove esigenze e aspettative direttamente all’interno delle aziende. In questo scenario in continua evoluzione, il CIO assume un ruolo cruciale: non solo deve facilitare l’adozione dell’AI, ma deve anche governarla, garantendo che l’innovazione avvenga in modo sicuro, efficace e strategico. Grazie alle sue competenze tecnologiche, è il punto di equilibrio tra opportunità e rischio, un rischio che può essere mitigato sicuramente attraverso un preciso quadro normativo, ma anche creando consapevolezza. La formazione del personale ha un ruolo strategico in questo contesto: da una parte aiuta a cambiare la cultura aziendale con l’obiettivo di far comprendere a dipendenti e collaboratori come l’AI può essere un partner per semplificare alcuni aspetti del proprio lavoro, dall’altra crea consapevolezza del rischio che deriva dall’uso inappropriato dello strumento, che può minare la sicurezza dell’azienda.
Intelligenza Artificiale e cybersecurity
L’Intelligenza Artificiale sta ridefinendo i modelli di business e il panorama della cybersecurity, aprendo nuove opportunità e, al tempo stesso, nuove sfide per le aziende. In occasione dell’evento, sono stati presentati i risultati dello studio “Total Cost of Ownership dell’AI”, realizzato da IKN Italy, in collaborazione con Casaleggio Associati e grazie al supporto di Nomios. L’indagine parte dalle due metriche tra cui scegliere per valutare il costo di un progetto AI: il TCO, che viene spesso utilizzato per confrontare i costi di nuovi progetti infrastrutturali con quelli delle strutture già esistenti, e l’AI ROI, che mette in luce il costo dell’indecisione, evidenziando le opportunità perse a causa di ritardi nelle scelte. Il 32% delle aziende intervistate non monitora il valore generato dall’AI, il 28% valuta i ritorni a livello operativo: quindi il 60% non monitora ritorni finanziari. Il valore generato dall’AI solo a livello finanziario viene misurato dal 16% degli intervistati, mentre il 24% monitora ritorni finanziari e operativi. I progetti AI hanno diversi costi nascosti, che vanno dal Data preparation and governance ai costi infrastrutturali, dalla manutenzione alla formazione fino al legacy: il technical debt vale il 20-40% dei budget tecnologici e può rallentare lo sviluppo. L’analisi evidenzia i costi dei vari approcci, da SaaS o applicativi installati localmente (come Copilot), cui tutto il personale aziendale ha accesso, a LLM via API o LLM in locale. Un esperimento condotto sul costo della sintesi di Wikipedia con diverse lunghezze di output ha messo in luce come le variabili nei token influenzino i costi operativi, rendendo cruciale una scelta consapevole delle soluzioni AI in azienda.
Parallelamente, l’integrazione dell’Intelligenza Artificiale nella cybersecurity è ormai una necessità per contrastare minacce sempre più avanzate. Se da un lato l’AI sta rivoluzionando la sicurezza informatica grazie a sistemi di rilevamento avanzato, machine learning, automazione e analisi predittiva, dall’altro rappresenta anche un’arma nelle mani dei cybercriminali, capaci di sviluppare attacchi sempre più sofisticati.
Qual è il livello di utilizzo dell’AI nella Cybersecurity?
Secondo l’indagine, il 22% degli intervistati dichiara che non prevede alcuna introduzione, il 22% la introdurrà entro i prossimi 12 mesi, il 34% utilizza soluzioni AI in modo marginale, solo il 22% la utilizza in modo esteso. Per sfruttare appieno il potenziale dell’AI nella cybersecurity, le aziende devono adottare un approccio equilibrato tra innovazione e gestione dei rischi. La ricerca sottolinea cinque strategie fondamentali per un uso sicuro ed efficace dell’AI: una solida strategia di cybersecurity, investimenti mirati in soluzioni AI, formazione continua, collaborazione con partner del settore e monitoraggio costante delle tecnologie implementate.
Il tema della leadership nell’intelligenza artificiale è sempre più centrale nelle strategie aziendali. Durante GoBeyond, Gaetano Correnti, Partner CIO Advisory Services di KPMG, ha presentato i risultati della survey condotta per IKN Italy, mettendo in evidenza come la definizione del ruolo e delle competenze sia strettamente legata alla maturità e alle ambizioni delle imprese.
CIO, CDO e CAIO
L’indagine, che ha coinvolto 120 player, ha rilevato che attualmente l’adozione dell’AI nelle aziende è guidata nel 50% dei casi dal CIO, nel 32% dal CDO e solo nel 18% dal CAIO. Dati che aprono una riflessione più ampia: quale valore aggiunto apportano queste figure e quale grado di coinvolgimento richiede realmente l’intelligenza artificiale in base alle esigenze aziendali?
Dal quadro emerso, il CIO considera l’AI una responsabilità secondaria, con un ruolo fortemente tecnologico orientato a garantire l’efficienza della macchina operativa. Il CDO, invece, si muove in una dimensione più trasversale, affrontando le tematiche AI spesso al di fuori dell’IT, con una visione strategica più ampia. Il CAIO, quando presente, è la figura trasformativa per eccellenza, capace di ridefinire equilibri organizzativi e di traghettare l’azienda verso nuovi modelli di business. Tuttavia, la scelta della leadership nell’intelligenza artificiale non può essere standardizzata, ma deve basarsi su tre criteri fondamentali: il livello di maturità AI dell’azienda, che ad oggi risulta essere ancora medio-basso; il modello operativo, che dipende da variabili come la diversificazione del business, il livello di centralizzazione e la strategia di governance; e infine le aspirazioni strategiche, ovvero il grado di trasformazione che si desidera ottenere attraverso l’AI.
Quello che emerge chiaramente dallo studio è che non tutte le aziende, in base alle loro ambizioni, hanno bisogno di un CAIO. CIO e CDO possono guidare con successo l’adozione dell’AI, a patto che vi sia un’integrazione efficace delle competenze necessarie. Ciò che conta è costruire un modello operativo solido, in cui ruoli e responsabilità siano definiti con chiarezza per garantire un utilizzo strategico dell’intelligenza artificiale e il suo pieno potenziale di innovazione.
L’importanza di un’AI etica e affidabile
Nel corso della giornata si è discusso anche delle implicazioni etiche legate all’adozione degli strumenti di intelligenza artificiale. Sebbene l’AI offra numerosi vantaggi in diversi settori, presenta anche rischi significativi, che possono essere mitigati solo attraverso un’efficace governance. È essenziale adottare soluzioni AI affidabili, che rispettino standard rigorosi e garantiscano un uso responsabile dei dati. Ogni impresa ha il dovere di strutturare un sistema di governance solido, in grado di regolamentare l’utilizzo delle informazioni personali e di assicurare trasparenza e sicurezza. Innovazione e responsabilità devono procedere di pari passo: solo un’AI sviluppata e utilizzata in modo etico può trasformarsi in un motore di crescita per il Paese.