Si è svolto a Milano agli East End Studios il primo evento in presenza di Oracle Italia da oltre due anni, il Technology Summit: una giornata dedicata a scoprire i driver tecnologici in grado di trasformare il business, le strategie, le scelte operative – unendo sicurezza e innovazione, in un momento che l’azienda non esita a definire straordinario per il nostro Paese.
Come sottolineato fin dalle prime battute in una nota ufficiale da Alessandro Ippolito, Country Manager e VP Technology di Oracle Italia: «Complesse sfide, portate anche dagli scenari internazionali, si affiancano a eccezionali opportunità di innovazione legate ai progetti da mettere a terra nel quadro del PNRR».
Per Michele Porcu, VP Business Value Services & Strategies EMEA di Oracle: «La gran parte delle aziende che hanno iniziato il percorso verso il cloud oggi ha migrato soprattutto carichi di lavoro periferici: l’80% dei carichi critici tutt’oggi sono ancora on-premise, anche se le tecnologie oggi disponibili consentono di realizzare ogni tipo di modello. Grande quindi lo spazio di crescita a disposizione per chi voglia sfruttarlo».
In questo senso la capacità di Oracle è unica nel suo genere: una posizione di forza nell’offerta di soluzioni IT di gestione dei dati on-premise, di cloud infrastrutturale (IaaS) e di PaaS, unita a una proposta che non ha eguali in ottica di data platform, aiuta a rispondere a ogni tipo di esigenza critica, compresa la possibilità di realizzare un cloud pubblico nel perimetro dell’infrastruttura aziendale, con i modelli Cloud @Customer e Dedicated Region. Oracle mette a disposizione ben 37 cloud region nel mondo – tra cui quella milanese inaugurata nel dicembre 2021 – che offrono lo stack IT completo, dal bare metal al SaaS (software as a service, ovvero le applicazioni aziendali cloud-native); inoltre, ha un approccio anche multi-cloud, sempre più interessante per le aziende che ricercano modelli “best-of-breed”, offrendo interconnessione o facile integrazione con i cloud degli altri maggiori vendor.
Come aggiunto da Michele Porcu: «Sotto la superficie della nostra infrastruttura cloud ci sono performance di connettività e rete ai massimi livelli, un alto livello di automazione per garantire la governance, una ricchezza di opzioni che permettono ai clienti di portare in cloud anche i livelli più profondi della loro infrastruttura e della piattaforma senza doverli riscrivere, sicurezza integrata fin dalla progettazione – e un livello di controllo per mitigare ogni rischio; il tutto è affidato alle competenze approfondite dei nostri professionisti e di una rete di partner formata e con ampia esperienza».
A questo si aggiungono modelli commerciali molto lineari, di facile gestione, nei quali trovano spazio anche strumenti di supporto agli investimenti nella migrazione cloud: che si tratti di rehosting, di PaaS, di modelli “Lift & Shift” o di scelte cloud-native.
L’altro protagonista dell’innovazione tecnologica di cui si è parlato oggi è il dato, ambito in cui Oracle ha una leadership indiscussa.
Ancora secondo Porcu: «Così come per il cloud, per il dato Oracle ha scelto una strategia volta a consentire di sfruttare tutte le risorse, tutte le tipologie di dati, in piena integrazione con lo ‘storico’ dei Clienti, in modo da consentire sia la valorizzazione degli investimenti fatti, sia una rapida innovazione».
La data platform di Oracle è convergente, adotta i modelli semantici più diversi facendo in modo di garantire consistenza e coerenza, è aperta e consente di gestire tutti i tipi di carichi di lavoro, e tutti gli approcci di sviluppo; anche con la “marcia in più” dell’Autonomous Database: un modello che sfrutta a 360 gradi il potenziale dell’automazione per la gestione, la protezione, l’aggiornamento e allineamento di un universo dati sempre più ricco e complesso – in tempo reale.
Le sfide per le aziende italiane, le scelte per vincerle anche grazie a cloud e dati
Nel Tech Summit si è tenuta anche una tavola rotonda che ha coinvolto tre realtà italiane Clienti di Oracle: CSI Piemonte – consorzio che riunisce 130 società ICT di ambito pubblico a livello locale e nazionale, ANAS e Cerved Group. Stimolati dalle domande del moderatore della giornata, il giornalista del Sole 24 Ore Luca Tremolada, i manager delle tre organizzazioni si sono confrontati sulle principali sfide che stanno affrontando.
Pietro Pacini, Direttore Generale di CSI Piemonte, ha parlato di come affrontare con successo la spinta verso il cloud nelle amministrazioni pubbliche, alla luce degli indirizzi del PNRR e della realtà concreta e operativa di un Paese in cui, ha ricordato il manager, l’84% dei comuni ha meno di 10.000 abitanti. «Stiamo gestendo una sfida molto delicata: prima dell’estate è prevista la disponibilità dei voucher economici per supportare la migrazione al cloud e si dovrà decidere cosa fare, ma servono capacità per andare verso nuove tecnologie – cloud e non solo – che non sono un patrimonio acquisito, e il nostro compito sarà quello di accompagnarle e di collaborare sulle soluzioni più efficaci» ha detto Pacini. C’è poi il tema altrettanto cruciale della cybersecurity, che è legata ad aspetti tecnici ma anche alla conoscenza, consapevolezza e capacità di avere un piano pronto per affrontare le conseguenze di eventuali attacchi malware che possono colpire i servizi al cittadino.
Mauro Giancaspro, Direttore ICT di ANAS, ha esposto alla platea il percorso che l’azienda sta facendo sfruttando le tecnologie IoT e cloud, per la messa in sicurezza ed efficienza della rete per il trasporto gestita, che consta di 32.000 km di strade e autostrade, con 18.600 opere infrastrutturali tra cui 2.000 gallerie – ben la metà delle gallerie di tutta Europa.
«Il PNRR prevede delle linee dedicate specificamente a questo tema, ma ANAS si era già attivata da tempo per innovare e prepararsi a mettere a terra i fondi disponibili su questa scala così vasta, con tecnologie sicure, interoperabili e a valore – ha spiegato Giancaspro -. Abbiamo creato una architettura logica end-to-end per monitorare lo stato di salute delle infrastrutture, con una sperimentazione su 40 ponti che si concluderà a fine anno; è un progetto complesso che convoglia dati molto diversi – informazioni dai sensori in real time che registrano a intervalli regolari vibrazioni e rumore, dati da immagini satellitari, rilevamenti elettromagnetici etc – per tenere sotto controllo le opere, che ad oggi vengono seguite con un piano di manutenzione non più solo reattiva ma predittiva e programmata, anche in base al traffico che vi insiste».
In prospettiva, ha spiegato il manager, grazie a un sistema di “bridge management” sempre più evoluto, le infrastrutture potranno essere seguite anche con una manutenzione di tipo preventivo. Un compito affidato alle conoscenze umane, e a un algoritmo ad hoc che si sta studiando con i Politecnici di Milano e Torino. Tutto questo rappresenta una base di partenza che ANAS è pronta a sfruttare per definire le sue esigenze e richieste per quando sarà il momento di accelerare e bandire le gare per la realizzazione dei progetti con i fondi PNRR.
È intervenuto infine Flavio Mauri, Group IT Director di CERVED Group. «Il modo in cui forniamo ai nostri clienti le informazioni commerciali e aziendali rilevanti per il loro business si è completamente trasformato, grazie a tecnologie che hanno accelerato la capacità di calcolo ed elaborazione, ma soprattutto la capacità di ‘distillare’ dall’enorme quantità di dati oggi disponibili l’informazione giusta, necessaria per l’analisi – ha spiegato Mauri -. Possiamo proporre le informazioni di sempre – come bilanci, dati commerciali, in forme nuove e su basi nuove, non più solo puntuali, anche come monitoraggio nel tempo – e contestuali. Questo è possibile grazie alle tecnologie ma anche perché sono maturate le competenze dei nostri interlocutori, che oggi comprendono queste potenzialità». Anche per Mauri, in ogni caso, il tema delle competenze è vitale, perché un vero cambio di passo è stato fatto solo in un certo numero e tipo di imprese, mentre la gran parte del tessuto imprenditoriale italiano non ha ancora questo approccio.
Per concludere la tavola rotonda, i tre manager hanno commentato il tema cruciale del rapporto tra innovazione e normative – procedurali e burocratiche, di privacy e gestione dei dati, regolatorie di specifici settori. In molti casi c’è il rischio di uno “scontro” che potenzialmente riduca l’efficienza ottenibile con l’evoluzione tecnologica. Il digitale non può risolvere ognuno di questi aspetti, ma è stato sottolineato il ruolo dei vendor di tecnologie che possono aiutare, ad esempio, a garantire i requisiti richiesti con soluzioni nativamente in grado di farlo, sollevando parte di questa complessità per l’azienda cliente.
Dati in movimento e “data mesh”, modello innovativo per valorizzare l’universo dati aziendale
Ultima a intervenire nella parte plenaria della mattinata rivolta ai responsabili IT è stata Maria Costanzo, Senior Director Technology Software Engineering Sud-EMEA di Oracle. A lei il compito di illustrare alla platea la “rivoluzione” di un nuovo approccio che può rappresentare il punto d’approdo di un percorso che rende sempre più ricca la base di dati a disposizione delle aziende, e sempre più ampia la capacità di utilizzarli.
Dal data warehousing tradizionale all’avvento dei concetti di data lake e data science – legati alla crescente quantità ma anche varietà di tipologie di dati disponibili per le attività di business – si è passati a un primo cambio di paradigma, che è rappresentato oggi da modelli di sviluppo a microservizi, funzionali all’agilità e alla specializzazione richiesta per la gestione dei diversi tipi di dato.
«Questi modelli si affiancano ai database transazionali ‘tradizionali’ ma serve un passo in più perché, pur garantendo la consistenza e coerenza del dato, si possa realizzare una data platform non solo completamente convergente, ma anche in grado di gestire il dato quando è “in movimento” – da un database all’altro, da un servizo all’altro, in tempo reale» ha spiegato Costanzo.
La risposta a questa sfida è il “data mesh”: un modello che rispetta le esigenze di gestione dei dati dei diversi dominii aziendali (ad esempio i dati del finance, delle risorse umane ecc) ma riesce a metterli a disposizione in modo trasversale ovunque ce ne sia bisogno in azienda. Chi produce dati può fornirne in tempo reale una copia univoca, “etichettata” – cioè descritta – così da definirne con esattezza contenuto e scopi, che diventa disponibile come fosse un prodotto su uno scaffale, a cui attingere per alimentare processi, applicazioni, analisi.
Concludendo il suo intervento Maria Costanzo ha toccato un tema che caratterizza l’approccio Oracle al cloud e ai dati su un altro asse di prestazioni – quello legato alla sostenibilità. Oltre all’eccellenza prestazionale come infrastruttura as-a-service e come database, Oracle si è posta obiettivi ambiziosi in termini di sostenibilità ambientale – a partire dalla scelta di alimentare solo con energie rinnovabili tutti i suoi uffici e tutte le sue cloud region (obiettivo già raggiunto in Europa e fissato a livello globale per il 2025) e dall’adozione di tecnologie a elevata efficienza energetica e progettate in ottica di circolarità.
Oracle, un Partner che pensa al futuro dei propri Clienti e del Paese
La chiusura della sessione plenaria, cui poi sono seguite quattro sessioni parallele di approfondimento, ha visto nuovamente sul palco il VP e Country Manager Alessandro Ippolito che ha chiamato con sé anche Andrea Sinopoli, Cloud Technology Country Leader di Oracle Italia, e Giovanni Ravasio, VP e Country Leader Cloud Applications per il nostro Paese.
«In questo momento straordinario abbiamo la possibilità di accelerare la piena realizzazione di modelli organizzativi data-driven. Il 90% delle aziende della classifica mondiale Fortune 100, ma anche il 90% del mondo del settore pubblico in Italia gestisce i suoi dati su database Oracle – ha detto Ippolito -. Questo significa che abbiamo una grandissima responsabilità nell’aiutare l’universo pubblico e privato in questa transizione, e di farlo affrontando una a una le grandi sfide, con il supporto della tecnologia e con il lavoro dei nostri partner: penso alla sicurezza, alla capacità di creare basi di dati accessibili e comuni e alle competenze».
Andrea Sinopoli ha poi evidenziato come Il momento cruciale per il nostro Paese, contraddistinto dalle opportunità del PNRR, corrisponda al momento di piena maturità di Oracle come Partner ideale – anche in Italia. Il manager ha ripreso i punti salienti della mattinata, per ribadire l’impegno e la strategia di Oracle Cloud in Italia per il prossimo futuro ricordando che l’azienda ha un’offerta IaaS e PaaS matura e completa, pensata non solo per il Database o per spostare in cloud tecnologie Oracle, ma aperta ad altri carichi di lavoro e in modalità PaaS altamente supportata. A questo si aggiunge la strategia di capillarità geografica che porta il cloud vicino ai clienti, elemento fondamentale quando si toccano i workload più importanti per il core business delle aziende, e si supportano approcci ibridi: ciò è possibile grazie all’importante percorso di rilascio delle cloud region sul territorio, con una capacità di attivazione rilevante e rapida (bastano oggi 6 mesi per aprire una nuova region). Sinopoli ha inoltre ricordato l’introduzione di programmi commerciali che aiutano i clienti in questi percorsi, proteggendo e valorizzando gli investimenti da loro compiuti negli anni sulle tecnologie Oracle; infine, ha ricordato le grandi competenze dei partner e dei consulenti Oracle, che aiutano a mitigare i rischi e ad aumentare il livello di successo. Tutto questo senza dimenticare – anche se non oggetto della giornata odierna – la proposta di Oracle in ambito di cloud applicativo SaaS, con suite standardizzate per tutti i processi aziendali, dall’ERP alle Risorse Umane (HCM), passando per Customer Experience (CX) e marketing, logistica e supply chain, oltre a soluzioni specifiche e integrate per i settori verticali – da telecomunicazioni a utilities, da retail a food & beverage e molto altro ancora.
«Che si tratti di applicazioni, di infrastrutture o di piattaforme – ha infatti ricordato Giovanni Ravasio da ultimo -. Oracle pensa al futuro dei suoi clienti. Per questo abbiamo creato una task force per aiutarli a sfruttare le opportunità del PNRR, con un approccio che pensi anche alla sostenibilità nel tempo delle scelte fatte».