Il PNRR mette a disposizione risorse mai viste per la digitalizzazione del Paese, 48 miliardi, il 37% di tutte le risorse europee per il digitale inserite nel Next Generation EU. Soldi necessari, perché il DESI (Digital Economy and Society Index), pur con qualche miglioramento in classifica rispetto all’anno scorso (scalate 2 posizioni) ci colloca comunque in zona retrocessione nella classifica europea della digitalizzazione.
Siamo gloriosamente 18esimi, dunque dobbiamo ancora studiare e faticare. Lo evidenzia la ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno “Il digitale chiama: l’Italia risponde?”.
Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation, ha sottolineato come è necessario tradurre in realtà le ambizioni del PNRR, portando a termine nei tempi previsti gli interventi di digitalizzazione e accelerando sugli ambiti più critici, come lo sviluppo di competenze digitali.
Nuove professioni stanno emergendo in ogni campo e le tecnologie digitali ne favoriscono sia le specializzazioni più verticali sia la diffusione negli ambiti lavorativi più diversi.
Secondo una ricerca del World Economic Forum, saranno circa 97 milioni i nuovi posti di lavoro che, entro il 2025, verranno creati grazie all’intelligenza artificiale che, al contempo ne causerà la fine di circa 85 milioni, in particolare i più ripetitivi e legati al settore manifatturiero, destinati alla sostituzione da una macchina o da un robot.
La digitalizzazione è un’opportunità di crescita e non deve spaventare. A nessun livello.
Certo bisognerà accantonare l’abitudine e la tendenza al “abbiamo sempre fatto così”. A questo pongono rimedio anche le organizzazioni lavorative che con la digitalizzazione devono ripensare sé stesse e rendere le imprese, industriali e del terziario, adeguate, efficienti, produttive e redditizie. Pena l’estinzione.
Un caso emblematico è quello dello Studio professionale dove l’adempimento fiscale, un tempo centrale nell’offerta alla clientela, è diventato oggi del tutto marginale a causa dell’automazione e delle mutate necessità delle imprese clienti. Oggi il professionista deve erogare consulenza tributaria, amministrativa e finanziaria, deve costruire le adeguate e personalizzate strategie in quei campi per garantire la funzionale stabilità dell’impresa.
Cambia dunque la figura del commercialista che diventa sempre più quella del consigliere finanziario e amministrativo. Cambia anche la figura dell’operatore, o operatrice, di Studio grazie a strumenti digitali connessi, interconnessi e collaborativi.
Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia, ad esempio, ha sviluppato un progetto digitale unico dalla cui matrice sono evolute tutte le soluzioni che permettono sia l’assolvimento degli adempimenti sia l’estrazione di dati e informazioni. Genya propone un’architettura unificata e interoperabile tra studi professionali e piccole e medie imprese. Soluzioni digitali in cloud studiate per rendere veramente facile e naturale la collaborazione fra professionista e cliente.
Accessibile da qualunque dispositivo (desktop, notebook, tablet e smartphone) e su ogni sistema operativo Genya significa operatività, ricerca e monitoraggio di dati e informazioni, così essenziali per la gestione sia dello Studio sia delle imprese clienti dello Studio. A partire da Genya Bilancio che è molto di più di una soluzione software per la gestione e l’analisi del bilancio. È un software che permette il monitoraggio delle performance di business dei clienti in tempo reale, degli indicatori di performance, del flusso di lavoro e il rilevamento dei tempi e delle attività svolte. Uno strumento digitale in grado di proporre dati e informazioni indispensabili per la crescita della clientela e di riflesso dello Studio. Con il vantaggio di una assoluta semplicità d’uso in grado di affascinare anche i sospettosi digitali come possono essere gli operatori di Studio abituati a un ciclo operativo diverso.
Con la digitalizzazione cambia pelle il commercialista e i suoi collaboratori, e presto popoleranno gli Studi anche nuove figure professionali. L’Agenzia per l’Italia digitale, che rappresenta la prima realtà governativa a fornire una traduzione ufficiale del modello europeo per le competenze digitali di base, aveva tempo fa delineato uno schema in cui suddividere le competenze digitali: specialistiche, proprie dei professionisti di settori specifici, di base, utili a tutti e di e-leadership, cioè relative all’utilizzo di tecnologie in qualsiasi organizzazione e fare innovazione digitale nel proprio settore di mercato.
Se prendiamo un ecosistema digitale come quello di Genya, vediamo quanta aderenza ha lo strumento con un’organizzazione mutata e in divenire. Grazie all’output di dati e informazioni, il commercialista 4.0 può essere davvero concentrato nella consulenza ed offrire valore alla sua clientela, gli operatori di Studio possono sviluppare le loro competenze anche grazie all’accessibilità e semplicità d’uso degli strumenti digitali che popolano l’universo Genya. E in ultimo, in divenire, le nuove professioni che si collocano tra il commercialista e l’operatore quali ad esempio il data analyst o lo specialista di Intelligenza Artificiale.