La prestigiosa sede di SDA Bocconi a Milano ha recentemente ospitato un workshop organizzato in collaborazione con Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia focalizzato sulle prospettive e aspettative di professionisti e imprese rispetto agli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale (AI) nelle proprie arene professionali.
L’evento ha visto un avvio con interessanti riflessioni e indicazioni di quanto l’AI, vera o presunta, segni ormai ogni attività professionale, commerciale o industriale. La definizione di AI è alla base di ogni ragionamento e solo da una realistica presa di coscienza dell’elemento tecnologico ci si può avventurare alla ricerca di innovazioni nei servizi erogati da studi professionali e imprese.
“L’Intelligenza Artificiale è la logica conseguenza di uno sviluppo tecnologico iniziato tanto tempo fa.” Le considerazioni di Sergio Boaretto, director technology, product management di Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia, partono dall’assunto che le innovazioni tecnologiche sono un percorso logico e progressivo come quello dell’apprendimento umano. “Nasce il computer che sa contare attraverso i software. Il passo evolutivo successivo è stato quello del browser e dei motori di ricerca, e i software imparano a leggere pagine web e documenti. Poi è stata la volta della parola e dell’ascolto. Si pensi agli ingenti investimenti su Watson e Cortana, e arriviamo poi all’ultimo e più recente stadio evolutivo nel quale l‘intelligenza artificiale generativa produce contenuti, interpreta emozioni e si chiude il cerchio dell’apprendimento.”
Contrariamente a tanti fenomeni tecnologici diventati di moda e poi scomparsi dall’orizzonte, l’AI è, secondo Boaretto, un fenomeno che resisterà a lungo.
Ma il mercato dei professionisti e delle aziende dovrà fare attenzione e distinguere bene cosa è “semplice” automazione dei processi e cosa è effettivamente AI, soprattutto generativa.
“La tendenza è oggi a concedere i galloni dell’AI a elementi tecnologici che non ne hanno diritto. L’AI non è automazione, e nemmeno conoscenza, quella si chiama business intelligence. L’AI dev’essere fare tesoro della conoscenza per prendere decisioni e poi “fare”. Senza questo processo siamo nel campo dei software” riflette Boaretto.
Il «fare» trova una sua genesi dall’analisi dei dati, che originano dai processi digitali. “Il dato è al centro di tutto” specifica Boaretto, “e il processo analitico che certifica la validità del dato, ne sottolinea l’autorevolezza e ne accresce il valore è lo step iniziale verso qualunque processo di intelligenza artificiale. La data augmentation è l’arricchimento di un dato attraverso l’aggiunta di tempo, competenza e conoscenza aggregata.”
L’AI, afferma Sergio Boaretto, è un’innovazione tecnologica che deve ancora svilupparsi in tutta la sua capacità, che oggi è ancora in una fase di “promessa di denominazione”.
Vanno risolti i rischi politici, giuridici, di privacy ma soprattutto quelli etici per preservare la centralità dell’essere umano, utilizzatore della tecnologia.
Quello che oggi è promosso a Intelligenza Artificiale, spesso non è che automazione intelligente.
La strada da percorrere per un’intelligenza artificiale solida e democraticamente sfruttabile anche dalle PMI è ancora in divenire.
Ma i tempi di sviluppo della tecnologia sono oggi sempre più brevi, come testimoniato dalla catena di progressi che ha portato dal pc che conta agli strumenti che interpretano anche le emozioni.
“Gli sviluppi per gli Studi professionali e per le aziende, primari interlocutori per Wolters Kluwer, sono prossimi. La conoscenza aggregata del mercato, la presa di coscienza della necessità di una sempre più accurata analisi dei dati, la certezza di porsi al mercato in termini diversi e più proattivi rispetto a prima saranno il terreno di coltura sul quale prospererà la GEN AI” conclude Sergio Boaretto.