Il sovereign cloud sta diventando una priorità per le organizzazioni che cercano soluzioni sicure, innovative e scalabili per gestire i propri dati: è quanto emerge dall’ultimo report del Capgemini Research Institute, dal titolo “The journey to cloud sovereignty: Assessing cloud potential to drive transformation and build trust”. Il report condotto intervistando dirigenti di 1.000 organizzazioni in 10 paesi, tra cui l’Italia, a cui si aggiungono 14 interviste approfondite con dirigenti del settore IT e commerciale, rileva come l’adozione del sovereign cloud sia determinata principalmente dai requisiti normativi e dall’esigenza delle aziende di controllare i propri dati, con l’obiettivo anche di incrementare la fiducia, incentivare la collaborazione e accelerare l’adozione di un ecosistema di data sharing.
Secondo il report, le organizzazioni manifestano alcune preoccupazioni riguardo all’utilizzo del cloud pubblico come elemento centrale dei progetti di trasformazione digitale: per il 69% degli intervistati si potrebbe infatti incorrere nel rischio di esposizione a leggi extraterritoriali, il 68% teme una mancanza di trasparenza e di controllo su ciò che viene fatto con i dati nel cloud, mentre per il 67% la dipendenza operativa da provider che hanno sede fuori dal territorio nazionale rappresenta un problema.
L’ampia maggioranza delle aziende a livello globale dichiara che adotterà il sovereign cloud per garantire la conformità alle normative (71%), per introdurre controlli e trasparenza sui propri dati (67%), o per garantire immunità dall’accesso ai dati extraterritoriali (65%).
Quasi la metà delle organizzazioni a livello globale (43%) definisce il sovereign cloud come la conservazione dei dati all’interno della propria giurisdizione di riferimento, indipendentemente dall’origine del cloud provider, mentre solo il 14% la definisce come l’utilizzo esclusivo di cloud provider con sede nella loro stessa giurisdizione.
Sono quattro i fattori chiave su cui le organizzazioni si concentrano quando devono scegliere un provider di servizi cloud: identità, gestione degli accessi e crittografia (82%), isolamento dei dati sensibili nel cloud (81%), competitività dei costi (69%) e presenza di data center locali/regionali (66%).
La domanda di servizi cloud si sta evolvendo
Quando è stato chiesto agli intervistati di indicare l’ambiente cloud che si aspettano per i prossimi 1-3 anni, più di un terzo (38%) delle organizzazioni pensa di disporre di un ambiente cloud pubblico/ibrido con data center locali, il 30% prevede di utilizzare una versione scollegata o l’entità legale locale di un hyperscaler, mentre l’11% prevede di lavorare esclusivamente con provider cloud con sede all’interno della loro stessa giurisdizione.
Quasi la metà (48%) delle organizzazioni del settore pubblico sta già considerando il sovereign cloud come parte della propria strategia cloud o sta progettando di includerlo nei prossimi 12 mesi. Gli enti pubblici sono spinti dal rispetto per le normative in misura leggermente maggiore (76% contro il 70% delle aziende private) e dalla garanzia dell’immunità dall’accesso ai dati extraterritoriali (69% contro 64%), ma si aspettano anche maggiori vantaggi legati ai dati dal sovereign cloud rispetto alle organizzazioni private.
Sovereign cloud per incentivare gli ecosistemi di data sharing
Il report evidenzia inoltre che, pur soddisfacendo i più elevati requisiti normativi e di sicurezza dei dati, le organizzazioni stanno valutando il sovereign cloud per ottenere numerosi benefici, con un miglioramento in termini di collaborazione, condivisione dei dati, fiducia e opportunità di innovazione. Il 60% delle organizzazioni crede che la sovranità del cloud faciliterà la condivisione dei dati con partner fidati all’interno di un ecosistema, mentre il 42% dei dirigenti intervistati ritiene che un servizio cloud interoperabile e affidabile possa facilitare l’adozione su scala di nuove tecnologie come il 5G, l’intelligenza artificiale (AI) e l’Internet of things (IoT).
Come sottolineato in una nota ufficiale alla stampa da Domenico Leone, Public Sector Director di Capgemini in Italia: «Nell’ambiente attuale, la sovranità di IT e supply chain ha assunto un’importanza davvero strategica. Le organizzazioni attualmente ancora restie a sfruttare gli evidenti vantaggi del cloud possono ricorrere al sovereign cloud come strumento per raggiungere quest’obiettivo. Di conseguenza, l’importanza del sovereign cloud sta crescendo in modo trasversale a settori e aree geografiche, fattore che consente alle organizzazioni di controllare e proteggere i propri dati in misura sempre maggiore – nel settore pubblico, con particolare attenzione a fiducia, trasparenza, scelta e portabilità. Non c’è da sorprendersi quindi che enti governativi e istituzioni siano tra i primi a prendere in considerazione il sovereign cloud nelle loro organizzazioni».
Da qui il suggerimento in conclusione, sempre di Leone, secondo cui: «Nel progettare le proprie strategie cloud, le organizzazioni non dovrebbero concentrarsi solo sui requisiti di conformità, ma avere una vera e propria ‘visione aziendale’ dei loro dati. In questo modo potranno sfruttare appieno i vantaggi del sovereign cloud, come fiducia, collaborazione e innovazione anche per i dati più sensibili, sviluppando un vantaggio competitivo e un servizio migliore per i loro utenti».