Guardando già all’anno che verrà, Juniper Networks ha esaminato i principali trend che caratterizzeranno i data center nel 2023. L’analisi di tutto quello che ci attende nei prossimi mesi è di Mike Bushong, Group VP of Data Center Product Management.
- La continua ricerca di applicazioni low code e no code determinerà ancora più stress per il settore del networking. La Shadow IT è un problema da decenni. L’equivalente nel mondo delle app è il movimento per il totale no code. Quando i vari team possono costruire le proprie applicazioni senza passare per le strutture centrali dedicate allo sviluppo, aumenta il rischio di incorrere in una lentezza operativa. “Ho già tutto quello che mi serve. Ora mi serve la connettività”. Quando la risposta a questa necessità consiste nell’aprire un ticket di assistenza e nell’attendere alcune settimane è naturale che si creino tensioni nel sistema. A questo punto le organizzazioni o cercheranno di velocizzare le operation o dovranno interrogarsi seriamente sul perché le decisioni precedenti le hanno portate a questa situazione.
- I team dedicati al networking sono destinati a sfoltirsi. C’è poco da discutere su questo punto. Innanzitutto, in conseguenza del “Great Reshuffle”, ci sono moltissime aziende che stanno cercando di capire come rimpiazzare i talenti. Su questa situazione si innesta poi il fenomeno del lavoro da casa, che consente ai giganti della tecnologia di assumere persone praticamente ovunque. Quelli che erano una sorta di monopolio locale sui talenti in aree “non tecnologiche” sono ora terreno fertile di ricerca di nuove risorse per le aziende cloud scale con un occhio alla riduzione dei costi. Inoltre, c’è un gran numero di ingegneri del networking (nati negli anni Settanta) che si sta rapidamente avvicinando all’età della pensione. In uno scenario di questo tipo, le aziende dove possono reperire nuovi talenti? In passato, le certificazioni erano usate come attestato di esperienza. Ma oggi? Le persone si specializzano nel cloud networking, completamente slegato dai vendor. Ciò si traduce in un nuovo imperativo, ossia portare a bordo professionisti con skill differenziate. Il futuro dell’interfaccia utente assomiglierà molto più alle varianti cloud già in circolazione, il che significa che il grip del vendor si allenterà nel tempo, fino a diventare la versione del COBOL per il nostro mondo: utile nelle installazioni legacy, ma non certo la base per l’evoluzione futura.
- Essere green è cool. Il mondo si trova a combattere con i cambiamenti climatici e la crisi energetica. Prese individualmente queste due condizioni stanno già portando cambiamenti nel modo in cui valutiamo i prodotti. A ciò si aggiungono le iniziative dei governi. Tutto questo cambierà anche il modo in cui i prodotti saranno progettati e consumati. Sempre più spesso, si sentirà parlare di raffreddamento a immersione per data center, efficienza energetica e probabilmente dell’intelligenza artificiale e del machine learning come modi per gestire meglio i server e le infrastrutture circostanti. In un mondo che si è assestato su un insieme piuttosto ridotto di componenti, si tratta di un grosso cambiamento.
- Le aziende continueranno a subire il fascino del cloud. Molte aziende sono passate al cloud convinte che avrebbero beneficiato di una riduzione dei costi. Hanno così individuato società di consulenza o partner per farsi aiutare a migliorare le applicazioni esistenti e spostarle nel cloud. Per poi scoprire che fare esattamente la stessa cosa da una diversa location non sempre porta i benefici tangibili desiderati. Il futuro si prospetta decisamente ibrido, ma non in quelle applicazioni che si spostano dinamicamente dai server aziendali al cloud e viceversa. Le applicazioni che non sono cloud native (ma che sono ancora necessarie) continueranno a stare dove si trovano. Le nuove applicazioni saranno costruite con una specifica location di hosting in mente. Ma il passaggio al cloud avrà fatto assaporare a queste aziende il gusto delle operazioni cloud e ciò è più che sufficiente per innescare un’adozione generale dei workflow e delle interfacce simil cloud anche nelle infrastrutture on premise.
- La connettività multicloud inizierà a seguire la strada dell’SD-WAN. Il mondo non è certo su un unico cloud. Le aziende lo stanno già capendo e questo porta all’attenzione la necessità di gestire la connettività multicloud. Dalla gestione del ciclo di vita alla gestione delle policy e al controllo centralizzato il passo è breve. Di conseguenza, le operation multidominio dovrebbero entrare nel giro di poco tempo nei radar delle organizzazioni. Ciò porterà a più decisioni dettate dalla marketecture, in cui il futuro è considerato come l’oggi. Se il futuro richiederà un altro aggiornamento operativo di grande portata, le aziende saranno bloccate. Ecco perché è bene cominciare a esaminare ogni eventuale possibilità fin d’ora. Ciò contribuirà, da un lato, a complicare il processo decisionale poiché ci sono grosse differenze tra le offerte e, dall’altro lato, a rafforzare il ruolo dei rivenditori a valore aggiunto che possono aiutare in modo credibile le aziende a colmare il gap tra la posizione attuale e quella in cui dovranno collocarsi nel prossimo futuro.
- La competizione tra i cloud e i clienti renderà difficili alcune decisioni. Si pensi a un’azienda retail che vuole collocare i propri servizi su Aws. La domanda è: Amazon è un fornitore o un competitor? O ancora, nel caso di un service provider che vuole usare il cloud per ridurre i costi di Telco, chi è il proprietario del servizio? Le risposte non sono chiare e lo saranno ancora meno nei prossimi mesi, quando le aziende cominceranno a interrogarsi su come le proprie strategie tecnologiche si intersecano con le strategie di mercato. Ciò aprirà nuove opportunità per diversi tipi di partnership, specialmente in quelle aree geografiche in cui vi sono buone ragioni per mantenere una rigida separazione tra business e infrastruttura (ovvero, sovranità dei dati).