Una visione completa di Industria 4.0, intesa come la trasformazione digitale del settore manifatturiero, arriva da Intel che ha, di recente, pubblicato “Accelerate Industrial”.
Lo studio (in due fasi) – che mette in luce un grave divario nelle competenze che la maggior parte dei programmi di formazione per la produzione industriale in Occidente non riesce a risolvere – è stato condotto da Faith McCreary e Irene Petrick (nella foto) interpellando 404 referenti di aziende produttrici, compresi 193 tecnici direttamente coinvolti nella creazione e implementazione di tecnologie intelligenti.
Ne esce un quadro di oltre 19.000 pagine di trascrizioni che hanno definitivamente evidenziato che per formare in maniera corretta la forza lavoro per il futuro di domani è necessaria una stretta collaborazione tra università, governo e industria.
I dati, secondo uno studio condotto dal Deloitte / Manufacturing Institute parlano chiaro: le industrie odierne stanno entrando in un periodo di gravi carenze in termini di manodopera a lungo termine. La carenza prevista nella produzione si attesta, infatti, sui 2,4 milioni di posti di lavoro non occupati entro il 2028, con un impatto negativo di 2,5 trilioni di dollari sull’economia americana, che potrebbe addirittura rivelarsi peggiore in economie sviluppate come quella tedesca e giapponese.
In un siffatto contesto, torna a far notare Intel, con l’intensificarsi della proliferazione dei dati, la connettività e la potenza di elaborazione nell’EDGE delle reti, l’IoT sta diventando più accessibile in ambito industriale. Ma l’adozione con successo della nuova tecnologia rimane irraggiungibile per molti: 2 aziende su 3 che attivano progetti pilota di soluzioni in ambito digital manufacturing non riescono poi ad impiegarle su larga scala.
Lo studio svela che sono 5 le principali sfide che potrebbero far deragliare gli investimenti in soluzioni intelligenti nel futuro:
Il 36% degli intervistati rileva “lacune nelle competenze tecniche” che impediscono loro di beneficiare del proprio investimento.
Il 27% cita la “sensibilità dei dati” tra le priorità, date le crescenti preoccupazioni per la privacy, la proprietà e la gestione dei dati e dell’IP.
Il 23% afferma di non avere interoperabilità tra protocolli, componenti, prodotti e sistemi.
Il 22% cita minacce alla sicurezza, sia in termini di vulnerabilità attuali che emergenti in fabbrica.
Il 18% cita la gestione della crescita dei dati in termini di quantità e velocità, nonché sensibilizzazione.
La ricerca ha scoperto che, sebbene ci sia una grande fame di trasformazione digitale, con l’83% delle aziende aventi piani di investimenti in tecnologie per smart factory, le competenze più importanti e le caratteristiche menzionate per questa trasformazione non sono le stesse che sono tipicamente evidenziate dalla maggior parte dei programmi di formazione professionale.
Le competenze del futuro citate dai rispondenti hanno messo l’accento sulla necessità di andare oltre le basi della programmazione per avere una comprensione profonda degli strumenti digitali, dalla raccolta dei dati all’analisi e i feedback in tempo reale direttamente nel contesto operativo.
Le 5 competenze principali del futuro richieste per supportare la trasformazione digitale sono:
“Deep understanding” della programmazione moderna o delle tecniche di ingegneria software.
“Digital dexterity”, ovvero l’abilità di far leva su tecnologie esistenti o emergenti per risultati di business concreti.
Data science.
Connettività.
Cybersecurity.