Oggi uno smartphone permette di connettersi a internet ed eseguire centinaia di migliaia di analisi facciali in pochi secondi. Lo ha spiegato solo un mese fa, durante il 4° Privacy Day Forum, Alessandro Acquisti – docente di Information Technology and Public Policy alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh (Usa) – mostrando che, attraverso un software di riconoscimento facciale, è possibile identificare gli utenti di Facebook semplicemente da un’immagine del loro viso e conoscerne molte informazioni personali, spesso dati sensibili, nonchè gli effetti spesso sottovalutati che questi possono produrre su chi ne viene a conoscenza.
In un nuovo appuntamento organizzato da Federprivacy e dall’Istituto italiano per la privacy, il 19 giugno a Pisa si parlerà degli impatti giuridici dell’era della realtà aumentata, anche alla luce delle ultime notizie sulle attività della National Security Agency.
“Se in America il progresso delle nuove tecnologie corre così tanto che la privacy è una materia universitaria, e negli ultimi anni vi si sono affermate anche figure professionali specializzate come i privacy officer, in Europa il background culturale tende spesso a far rimandare certe problematiche fino a che non sia una legge a imporre un obbligo, o un’Authority che possa elevare una sanzione – ha dichiarato Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy -. Dal gennaio 2012 siamo ancorati all’attesa del nuovo regolamento Ue attualmente in discussione a Bruxelles, che dovrà mettere paletti sulla protezione dei dati personali più adeguati ai tempi, ma che se non approvato in fretta potrebbe rischiare di diventare obsoleto già prima di entrare in vigore. Auspichiamo quindi che le nuove regole siano definitivamente approvate al più presto e comunque entro il 2014, durante il semestre di presidenza Ue dell’Italia”.
Dopo la lectio magistralis di Acquisti,Luca Bolognini – presidente dell’Istituto italiano per la privacy – interverrà nella seconda parte del convegno per fare il punto sugli impatti giuridici a cui gli addetti ai lavori devono prestare attenzione per essere in regola con la normativa sulla protezione dei dati, ma soprattutto per rispettare la privacy degli utenti e prevenire rischi di violazioni del codice o trattamenti illeciti, che sono puniti penalmente, in certi casi anche con la reclusione.