Il Congresso Nazionale Aica, che si è concluso pochi giorni fa a Salerno, ha dimostrato chiaramente come, pur nel contesto della più grave crisi economica dal dopoguerra, i protagonisti del futuro digitale del nostro Paese siano già all’opera attraverso nuovi modelli di imprenditorialità e innovazione tecnologica forieri di nuovo sviluppo e opportunità.
Ai tre giorni di evento hanno partecipato oltre 300 persone e nel corso delle sessioni plenarie i rappresentanti di livello nazionale e internazionale delle realtà imprenditoriali, accademiche e istituzionali si sono confrontati sulle Frontiere Digitali verso cui il nostro paese deve muoversi. Questo in un contorno che ha visto la presentazione di numerosissimi progetti ed esperienze dai più vari settori della nostra società.
Il Congresso ha dato la parola a tanti nuovi artigiani digitali che, grazie alla rete ed alle tecnologie disponibili a costi limitati, stanno cavalcando la “democratizzazione” dell’accesso mobile alla rete e le possibilità straordinarie di diffondere contenuti e intelligenza nuova utilizzando le grandi masse di informazioni disponibili in modo aperto.
Una parte importante del Congresso è stata dedicata ai Makers e ai FabLab, le “nuove botteghe rinascimentali” del nostro presente. Le storie di alcuni FabLab campani, la testimonianza di Riccardo Luna, giornalista e autore del testo “Cambiamo tutto – la rivoluzione degli innovatori”, e di Davide Gomba, Officine Arduino e socio fondatore FabLab Torino, sono stati momenti chiave.
“Vi sono segnali forti che vengono dai giovani e da una nuova imprenditoria che lavora con risorse finanziarie limitate sulla frontiera dell’incrocio creativo tra bit e atomi, come nei FabLab, che io definisco la “nuova bottega rinascimentale”- commenta Bruno Lamborghini, presidente di Aica – Da uno strumento come la stampante 3D nascono nuovi modi di coniugare le competenze digitali con la capacità manifatturiera che è propria della nostra tradizione imprenditoriale e artigiana”.
Il compito di fare sistema per supportare questa trasformazioneè affidato alle imprese, alle associazioni, ed in particolare alle istituzioni, nel percorso verso la digitalizzazione del Paese.
“L’Italia digitale non nascerà da una visione passiva dell’impiego di tecnologia, ma dall’integrazione intelligente delle tecnologie di rete nel tessuto profondo del Paese, a tutti i livelli – spiega Lamborghini – Ciò richiederà un investimento importante in particolare nella creazione di competenze e di nuove professionalità che sappiano “costruire” il lavoro e le soluzioni che mancano in modo proattivo e creativo”.
Competenze, appunto. Tema ritornato più volte, con il coinvolgimento diretto di Aica attraverso le sue attività nei confronti delle scuole, delle università e del mondo del lavoro. “Le competenze sono l’energia che può alimentare un nuovo ciclo di sviluppo e innovazione, e la strada giusta è investire per costruire risorse professionali di livello internazionale, a partire dalla scuola e poi nel mondo del lavoro, attraverso i modelli di certificazione che Aica ha sempre promosso e che oggi si inseriscono in un nuovo contesto europeo, disegnato dall’European Competence Framewok”, spiega Lamborghini.
La diffusione delle competenze è fondamentale per dare forma alle nuove imprenditorialità e alle nuove comunità sociali, come le smart cities, in cui prevalga la qualità di vita ed una crescita socio-economica armoniosa e inclusiva, che contrasti il divide sociale oltre che tecnologico. Dalle parole del presidente di Aica, “La costruzione di una società di questo tipo non è un utopia, purché l’Italia comprenda e proceda senza esitazioni, senza difendere interessi limitati e accampare presunti diritti acquisiti, abbracciando una prospettiva aperta e dinamica. I protagonisti della nuova Italia digitale che hanno portato le loro esperienze e progetti al Congresso ce lo chiedono, è nostro dovere come Paese rispondere”.